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"Ti mancano gli uomini, Infatti, mi mancano, ed è proprio perché essi vengano a me che tu sarai crocifisso." Devo confessarlo subito: è stata una lettura lenta, faticosa, cercata e poi allontanata, e per gran parte del romanzo ero certo non sarei andato oltre le quattro stellette. Quella di Saramago è una scrittura densa, vischiosa, le parole e le immagini e i dialoghi sono tutti ammassati, ed è facile perdere la concentrazione, distrarsi un attimo, saltare accidentalmente un rigo, e poi si è costretti a tornare indietro, ricominciare. Ma non è solo questo: oserei dire persino che il tratto di Saramago ha qualcosa di manieristico, e rende bene l'idea la lettura del primo capitolo-prologo, dove illustra un dipinto raffigurante la morte di Gesù Cristo sul Golgota, circondato di tutti i vari personaggi. Dettaglio dopo dettaglio, Saramago dipinge con cura ed attenzione. Fino ad un certo punto, non sembra andare oltre. Ma veniamo alla trama: Il Vangelo secondo Gesù Cristo è l'ardita prova di chi vuole raccontare una storia vecchia di duemila anni, narrata secondo punti di vista diversi ed interpretazioni vastissime, attraverso però proprio quel punto di vista che ci è stato negato - quello di Gesù Cristo stesso. Un Gesù umano, fisico, figlio ribelle, amante passionale di quella Maria Maddalena che non si teme mai di tirare in ballo per fare scandalo (come nel celebre Il codice Da Vinci). L'infanzia e l'adolescenza occupano gran parte del romanzo, e Saramago ci mostra finalmente una storia che mai ci era stata raccontata. Con la pazienza degli ammanuensi, l'autore dipinge dettaglio dopo dettaglio, tenendosi al sicuro nella sua posizione di osservatore lontano, nel tempo e nello spazio (soprattutto nel tempo, perché numerosi sono gli anacronismi voluti!): fin qui, è la storia di un figlio ribelle, ossessionato dalla morte del padre, che cerca di allontanare da sé la colpa che avrebbe ereditato dal padre. Un topos dell'antichità. Saramago ne è perfettamente consapevole, e con grande maestria è capace di riassumere in una sola frase i topoi di quel tempo; così dice: Viene da lontano e promette di non aver fine la guerra tra padre e figli, l'eredità delle colpe, il rifiuto del sangue, il sacrificio dell'innocenza. Ma la narrazione, finora, è piatta: gli eventi si susseguono, uno dopo l'altro, senza innalzamento di toni, senza teatralità; è, finora, una colorata e variopinta cronaca e niente più. Quando ormai avevo abbandonato le speranze di veder raggiunto lo spannung, ecco che finalmente Saramago colpisce: splendido, veramente splendido è il dialogo a tre tra Gesù, Dio e il Diavolo. Un dialogo che davvero racchiude tutto: la sconcertante ambiguità della divinità, come riportato in quarta di copertina, l'insanabile contraddizione del Bene che non può far a meno del Male, la visione a lungo raggio della storia umana, il rifiuto, lo scetticismo, e infine la rassegnazione di Gesù. C'è persino posto per un intero catalogo dei martiri cristiani. E' con questo lungo dialogo che finalmente i toni si innalzano, la letteratura si eleva fino a scintillare, e Saramago strappa l'ultima stellina. E allora leggete questo romanzo. Leggete questo nuovo Vangelo, perché ne abbiamo davvero bisogno. Tutti quanti.